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sabato 17 maggio 2014

Beoti at work


La pubblicità e la disinformazione (travestita da informazione) entrambe esaltate dalla poca voglia (e capacità) di pensare degli acquirenti, creano i consumatori inconsapevoli che a loro volta alimentano il mercato delle mediocrità. Mercato avvezzo alle promesse rivolte ai consumatori che comprano le emozioni scatenate da codeste promesse. Quindi, in realtà, non acquistiamo prodotti, il prodotto viene dopo... molto dopo e perciò la gratificazione dura un tempo molto limitato. Per cui non può trattarsi di felicità, come qualcuno vuole farci credere. 
Anche se abbocchiamo inconsapevolmente.
Ci abbindolano fin da piccoli, quando svolgiamo egregiamente il lavoro di "aiuto commessi" per spingere all'acquisto "coatto" i nostri genitori.
Ma l'inganno non si ferma all'infanzia

domenica 13 aprile 2014

Crisis and health's opportunities - La crisi e le opportunità di salute



Il ridotto potere d’acquisto, in periodo di crisi, può essere un’opportunità di salute. 
Un’occasione per prevenire o combattere le malattie di una società pingue e sedentaria che ci porteranno a vivere gli ultimi anni della nostra vita con una qualità mediocre, se non pessima.
Guardiamo, quindi, alla salute. 
Da dove iniziare? 

venerdì 15 novembre 2013

Oltre le calorie


Caloriebanner

Le calorie sono una truffa colossale per carpire la (già poca) attenzione dei consumatori frettolosi, irresponsabili, acritici, inconsapevoli. Essi, concentrandosi sul calcolo calorico (le etichette ne danno spunti creativi in ogni senso) si dimenticano di guardare “dentro” ai cibi e alle bevande. È molto più agevole, in stato di pigrizia mentale, elucubrare sull’importo energetico. Nulla importa della qualità, ci si ferma alla quantità (sic). Come di consuetudine, anche in ambulatorio, cerco di far riflettere le persone. Voglio renderle più consapevoli sulla secondarietà delle calorie. Ne semplifico il concetto. Immaginiamo che le calorie siano un colore, il rosso ad esempio. Immaginiamo di trovarci a dover scegliere tra due auto. Entrambe di colore rosso. Queste auto potrebbero apparirci uguali se ci limitassimo al colore (alle calorie, in altre parole). In tal senso, peccheremmo di superficialità se non guardassimo oltre: una delle due auto è una bellissima Fiat 500 (rossa), l’altra una fantastica Ferrari (rossa). Stesso colore, qualità differente. E ora guardiamo oltre. Domanda: 100 calorie sono tante o poche?... CONTINUA 

giovedì 14 marzo 2013

Ci puzza la salute


Continuiamo a vivere nell'inganno mediatico. 
Si sposta l'attenzione sulla "notiziabile" manipolazione della libertà di scelta o sulla "inesistente" arroganza di un governo reo di essere consapevole della necessità di salute dei suoi cittadini.
Tutto questo con il solo scopo di allontanare le coscienze -le poche ancora in vita- dal problema reale: l'aumento delle malattie croniche e invalidanti (obesità compresa).
Del resto, mi tocca dire, un mercato tira l'altro.

sabato 15 settembre 2012

La falsa felicità dei non-cibi

Lo stress, le angosce, l’ansia sono sempre più frequenti nella nostra quotidianità malsana. Direi che fanno parte del corredo. Talvolta diventano eccessive. E allora reagiamo. Tendiamo di difenderci. Come?

Spesso, col ricorso a cibi raffinati e iper-saporiti (non-cibi) ricchi di zuccheri, grassi e sale e iper-calorici … che a loro volta creano sensi di colpa. 
E così s'instaura un circolo vizioso.
Un circuito deleterio che si autoalimenta.
Capiamo perché.

sabato 21 aprile 2012

Binge drinking: lo sballo dei giovanissimi


Bere superalcolici fuori pasto uno dietro l’altro, possibilmente a stomaco vuoto, per ubriacarsi il più in fretta possibile. Il fenomeno è preoccupante e conferma i dati relativi agli ultimi anni: nove milioni di italiani sono a rischio ed è aumentato del 10% il numero di ricoveri ospedalieri per patologie alcol-correlate.
In Italia l’incidenza della mortalità, legata all’abuso di alcolici, supera la media europea.
Ma il fattore più preoccupante riguarda i giovanissimi, soprattutto le ragazze:

sabato 11 febbraio 2012

Comunicare è meglio che informare

L'educazione ai sani stili di vita è diventata prioritaria nella nostra società. La troppa disinformazione ne promuove l'esigenza. Il nostro impegno sta nel trovare ogni mezzo per raggiungere la popolazione (anziani, adulti, giovani e bambini) con il linguaggio più idoneo per essere compresi e ridurre al minimo il rischio di distonia tra emittente e ricevente. La comunicazione non è l'informazione.

giovedì 30 settembre 2010

Farmindustria contro i social network

Leggo su Repubblica l'articolo "Vaccini, disinformazione in rete. Farmindustria contro i social network". Che continua, sotto il titolo, con questo passaggio : "Su Facebook 40mila pagine e 1.200 gruppi tematici con il 95% di giudizi negativi sulla più nota delle terapie preventive; bocciature simili su Youtube e Netlog. I produttori preoccupati lanciano l'allarme e preparano un libro bianco per combattere i pregiudizi diffusi in rete". Cosa sta succedendo? Semplice, la gente non crede più ai "dogmi", tantomeno a quelli della medicina. Oggi, vivaddio, ci si informa. Si consultano diverse fonti prima di accettare un responso. C'è confusione? Di certo le istituzioni non danno nessun aiuto nel chiarire la confusione. E talvolta alimentano i dubbi dei cittadini (vedi ad esempio la campagna per la vaccinazione contro la cosiddetta "influenza suina" e tutto il corredo di poca chiarezza nel processo d'acquisto del vaccino, il contratto capestro, il numero di dosi, gli sprechi, ecc.). Arrivando alla lettura dell'articolo, mi colpisce l'ultimo passaggio "Nel corso dell'incontro si è discusso anche di altri numeri cari all'industria del farmaco: "Sono 14 milioni gli anziani vaccinati in Italia - ha spiegato Daniel Jacques Cristelli - ; sembra un gran numero, ma se pensiamo che tra la popolazione anziana e quella a rischio, come malati cronici e bambini, sfioriamo i 24milioni, siamo ancora distanti dagli obiettivi". Quali obiettivi? Commerciali, forse? Da 14 a 24 milioni ci sono ben altri 10 milioni di potenziali utilizzatori del vaccino che possono essere traghettati tra i vaccinati con un aumento significativo dei fatturati. E allora, siamo punto e a capo! Ciò riporta i frequentatori del web a documentarsi su fonti alternative, i social network per esempio. Laddove trovano maggiore disponibilità di notizie - anche autorevoli - , di confronto, di chiarimenti, di dibattito, di ascolto! Se imparassimo - noi medici, le istituzioni, l'università, le aziende - ad ascoltare e a dialogare con le controparti, tutti ne guadagneremmo in autorevolezza, stima, fiducia ... e fatturati. Mi piacerebbe avere riscontri in merito.

lunedì 20 settembre 2010

Serve il pecorino per combattere il colesterolo?

Riporto la notizia che ha fatto il giro delle sette chiese. I giornali si sono accapigliati per riportarla il prima possibile. Per anticipare gli altri. Ma il web aveva fatto già tutto. Ecco lo scoop.

"Da oggi sembra possibile. C'é Cladis. Non e' il nome dell'ultimo ritrovato della scienza, bensi' un formaggio pecorino anticolesterolo made in Italy. Per essere piu' precisi Cladis e' un formaggio con lo stesso sapore degli altri e che ha come caratteristica fondamentale quella di essere ricco di acido linoleico coniugato (Cla). Quest'ultimo e' un acido grasso polinsaturo che aiuta il nostro organismo e quindi anche la nostra salute grazie all'azione protettiva nei confronti delle malattie cardiovascolari. Il super formaggio con azione protettiva e' stato ottenuto grazie alla lavorazione del latte di pecore nutrite con uno speciale mangime ricco di semi di lino estrusi. Autori della scoperta e della produzione, sono i ricercatori e gli studiosi della facolta' di agraria dell'Universita' di Pisa. A capo del team di lavoro c'e' Pierlorenzo Secchiari, che ha dato il via ad uno studio molto interessante. L'effetto protettivo di tale formaggio verra' testato su un centinaio circa di pazienti con i seguenti requisiti: essere donne, aver superato i 60 anni e soffrire di sindrome metabolica. La ricerca e' stata affidata ad un gruppo di studiosi di Abano Terme e ha come obiettivo di verificare la funzione protettiva del nuovo pecorino contro malattie cardiovascolari e osteoporosi. I test e le ricerche dureranno trenta mesi. Una volta passati con esiti positivi tutti i controlli, la produzione potrebbe estendersi e giungere fino in Abruzzo. Un allevamento di Onna, in provincia dell'Aquila, è già pronto per lo start produttivo."

Ma abbiamo davvero bisogno di mangiare il formaggio per proteggerci dalle malattie cardiovascolari e dall'osteoporosi? Basterebbe combattere la sedentarietà, anche quella mentale.

Ciò è quanto divulgato dai media che a queste notizie si aggrappano per riempire pagine che altrimenti rimarrebbero inutilizzate. E poi l'alimentazione fa sempre notizia, lo sappiamo bene tutti. Esperti e non. Quindi si tratta di una vera novità? Di una scoperta innovativa? Di cui non si è mai parlato prima d'ora? Ho qualche dubbio. Vediamo.

Non è la prima volta che si parla di pecorino anticolesterolo sui media italiani. Due esempi? Un-pecorino-sardo-anti-colesterolo-ed-amico-della-dieta e Formaggio anticolesterolo
Ora se ne riparla grazie al finanziamento di 276 mila euro concesso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ai ricercatori dell’Università di Pisa.
Se c'è la volontà di saperne di più, invito gli amici lettori a visionare il link Trashfood.

venerdì 9 ottobre 2009

Informazione e disinformazione

Dove finisce l'informazione e dove inizia la disinformazione? Il confine, tra informazione e disinformazione, è sempre molto più labile e manipolabile.
Vi può essere una disinformazione responsabile, consapevole, una DISINFORMAZIONE A MONTE. E' il caso della pubblicità che esalta i vantaggi del prodotto ma poco dice sui minus, sulle pecche, sulle insidie, sugli svantaggi. Si tratta, in questi casi, di disinformazione consapevole.
Ma può esserci anche una disinformazione inconsapevole, una DISINFORMAZIONE A VALLE. È il caso di chi ascolta l’esperto di turno che parla a sé stesso e ai suoi simili senza curarsi della platea. Senza preoccuparsi di ricercare il registro più idoneo per comunicare in modo semplice, diretto, sintetico, sintonizzandosi con chi ascolta. Quando non c’è sintonia, quando si usa un linguaggio tecnico, pur nella credibilità dei contenuti, succede che chi ascolta traduce in modo non corretto, in modo improprio. E percepisce un messaggio sbagliato. Ma la percezione è la nostra verità. E noi crediamo alle nostre verità. Prima di tutto.

sabato 19 settembre 2009

Influenza Suina: Petizione contro la vaccinazione a tappeto


Lettera di Romina Power ai ministri: "Dico no ai vaccini e vi spiego perché".

Alla cortese attenzione del Ministro della Salute,On. Maurizio Sacconi e del Vice Ministro della Salute, On. Ferruccio Fazio.

Egregio Signor Ministro, Egregio Signor Vice Ministro.
Vi scrivo in merito alla supposta "pandemia" A/H1N1, meglio nota come "febbre suina".
Secondo quanto avete dichiarato ai media, sono previste per l'Italia due tranches di vaccinazioni; la prima in autunno 2009 e una successiva all'inizio del 2010. Come cittadina italiana e contribuente, mi permetto dunque di sottoporVi alcuni seri dubbi riguardo all'opportunità della
campagna di vaccinazione.

1. Secondo quanto apprendo dalle Vs dichiarazioni, i sintomi dell'influenza A/H1N1 non sarebbero altro che quelli della normale influenza stagionale, in forma più lieve per giunta.
E mentre l'influenza stagionale provoca fino a 5000 decessi ogni anno solo in Italia, in questi mesi la A/H1N1 ha provocato "soltanto" poco più di 700 decessi in tutto il mondo.

2. E' perfino superfluo rammentarVi quanto possa essere nocivo un vaccino al sistema immunitario, specialmente nei bambini e negli anziani e, di conseguenza, quanto sia inopportuno scegliere la strada del vaccino per malattie di poco conto e scarsamente nocive come questa influenza suina.

3. Gravissime accuse contro l'OMS, le case farmaceutiche Baxter, Sanafi-Aventis e Novartis e una serie di personaggi di rilievo della finanza e della politica internazionale, sono state mosse dalla nota giornalista austriaca Jane Burgermeister (leggi La Scienza Verde di agosto). Secondo la denuncia, sia il vaccino che la stessa epidemia A/H1N1 sarebbero armi biologiche deliberatamente utilizzate per la riduzione della popolazione mondiale.

4. L'ingiunzione dell'affermata giornalista contiene una dettagliata documentazione atta a dimostrare la reale entità dell'epidemia di influenza suina e del relativo vaccino, nonché le gravissime responsabilità degli enti e delle persone chiamate in causa.
Sulla base dell'ingiunzione presentata dalla Burgermeister, sono attualmente in preparazione un'ulteriore ingiunzione ed una mozione ad opera di un team di esperti legali americani.
Per quanto le gravissime accuse mosse contro l'OMS e Big Pharma siano ancora da dimostrare in tribunale, sarebbe quanto meno opportuno che il Ministero della Salute tenesse conto di queste, prima di "buttarsi a pesce" nell'avventura di una vaccinazione di massa.

5. La stessa OMS non ha escluso rischi, affermando che "nella produzione di alcuni vaccini per la pandemia sono coinvolte nuove tecnologie che non sono state ancora valutate estensivamente per la loro sicurezza in certi gruppi della popolazione".

6. Una serie di eventi e circostanze getta pesanti ombre su questa vaccinazione, nonché sul ruolo di Big Pharma nella politica sanitaria dell'OMS.

7. Il Vice Ministro Fazio ha dichiarato che il costo per l'acquisto dei vaccini ammonterebbe a "poche centinaia di milioni di euro".

Una cifra, secondo il Vice Ministro che non creerebbe problemi, neanche in "periodi di magra" come questi. Con tutto il rispetto, considero questa dichiarazione un vero e proprio insulto ai cittadini che faticano ad arrivare a fine mese!
Per questa serie di ragioni, mi appello al Vostro buon senso, nonché alla Vostra professionalità, nel chiederVi di riconsiderare la Vostra posizione sulla campagna di vaccinazione per l'A/H1N1 indicata dall'OMS, sulla base di quanto riportato sopra. Al di là delle direttive dell'OMS, la responsabilità politica in materia di sanità in Italia spetta al Ministero e per questo mi rivolgo a Voi. Vi anticipo che, nell'eventualità di una vaccinazione di massa, non mi sottoporrò ad essa.
Se anche tale vaccinazione fosse fortemente vincolante o addirittura (Dio non voglia!) coatta, la rifiuterei comunque, sulla base dei punti elencati sopra, nonché delle ingiunzioni presentate. Sono in procinto di contattare la signora Burgermeister ed alcune delle più note associazioni italiane in difesa della libertà di scelta in materia di vaccinazioni sperando di ricevere aiuto e consiglio. Includo in copia conoscenza CC alcuni dei migliori siti internet italiani di informazione, al fine di lasciare una traccia di quanto Vi ho scritto.
Se i gestori di tali siti internet e blog vorranno pubblicare questo mio appello a Voi, hanno il mio pieno consenso a farlo.

Auspico anzi che da tale lettera possa eventualmente nascere una petizione da sottoporre alla cortese attenzione del Ministero della Salute, al fine di sensibilizzarlo ulteriormente al problema, poiché al di là della preoccupazione di alcuni cittadini per questa influenza suina - preoccupazione esclusivamente generata dal vergognoso ed ingiustificato allarmismo dei media tradizionali (un vero e proprio "terrorismo mediatico")- tanti italiani sono contrari al vaccino, lo reputano inutile e nocivo e vi intravedono i forti interessi lobbistici di Big Pharma, se non il tentativo di introdurre politiche di "militarizzazione" della sanità e di recare danno alla salute della popolazione.

Nella speranza che gli argomenti esposti possano essere da Voi presi in considerazione, Vi porgo distinti saluti.

Romina Power

giovedì 17 settembre 2009

La Suina perde colpi

Sempre più fonti parlano della bassa contagiosità della Suina. Anzi, qualche fonte parla, addirittura, di minore contagiosità rispetto alla comune influenza stagionale. Queste evidenze affiorano senza rumore, ma sono in costante aumento. Il terrore seminato nei mesi scorsi, con il doveroso rispetto della pausa estiva e del sacrosanto diritto alle ferie agostane, sembra uscire del tetro scenario artatamente costruito dai media su fonti cosiddette ufficiali. Ma la gente, la massa, cosa sa a proposito? Stamattina, accompagnando le mie bimbe a scuola, ho letto la locandina di Repubblica Bologna dove campeggiava questo titolo: "Contro la nuova influenza schierati anche i medici in pensione". Perché tanto impegno a creare allarme? Perché tanto accanimento? Dov'è l'etica. Addirittura, il Consiglio Superiore di Sanità ha dato parere favorevole alla vaccinazione delle donne incinte al secondo o al terzo mese di gravidanza e ai bambini sopra i 6 mesi di età.
L'allarmismo, purtroppo, è parte integrante della medicina. Ancor di più se al patoallarmismo* si associa il business. Mi tocca correggere il tiro, allora, e dire che la Suina è molto contaggiosa, ma per l'economia.
Prestiamo attenzione. Apriamo gli occhi e le orecchie. Soprattutto, ragioniamo.
La salute è un diritto che non deve passare per forza dalla cura della malattia. O dalla prevenzione di malattie virtuali.
Di questo concetto dobbiamo essere più che consapevoli: dobbiamo assumercene la responsabilità! Verso noi stessi e verso gli altri.
Primi fra tutti: i nostri figli e le future generazioni.

* Patoallarmismo è un termine coniato dal sottoscritto per identificare la tendenza a creare e diffondere allarme e apprensione sulle malattie.

Altri contributi sul tema:
La febbre suina influenza il business
http://comunicareperlasalute.blogspot.com/2009/09/la-febbre-suina-influenza-il-business.html
Combattere l'influenza con la conoscenza
http://comunicareperlasalute.blogspot.com/2009/09/combattere-linfluenza-con-la-conoscenza.html
L'influenza A/H1N1 non deve terrorizzare
http://comunicareperlasalute.blogspot.com/2009/09/linfluenza-ah1n1-non-deve-terrorizzare.html
Febbre suina, febbre dell'oro
http://comunicareperlasalute.blogspot.com/2009/07/febbre-suina-febbre-delloro.html

lunedì 14 settembre 2009

La TV alimenta il consumo di cibo


Tra coloro che investono in pubblicità televisiva, si distingue il mercato alimentare. Il secondo in assoluto secondo i dati de “Il Sole 24 ore”. Perché è un mercato trasversale che colpisce tutti, diversamente dai servizi professionali che si rivolgono agli addetti di settore.
In assoluto, considerando tutti gli investimenti pubblicitari, il mercato alimentare è al vertice, incontrastato. Nel 2007 il settore alimentare ha investito in pubblicità oltre 1.000 milioni di euro, circa 2.000 miliardi di lire per coloro che ne apprezzano meglio la dimensione.
Ed ora scopriamo insieme chi sono i maggiori investitori. Marchi famosi. Aziende che producono e commercializzano prodotti di successo. Prodotti riconosciuti e apprezzati dai piccoli aiuto-commessi. Prodotti che, perciò, non mancano nei carrelli della spesa, nelle dispense e nei frigoriferi delle famiglie degli aiuto-commessi.


Gli investimenti in pubblicità in Italia e nel mondo a cura di Giancarlo Livraghi. Analisi aggiornate al 14 ottobre 2008

domenica 13 settembre 2009

La TV condiziona di più


Negli ultimi 30 anni lo spazio della TV negli investimenti pubblicitari è andato crescendo costantemente e in modo sensibile. A scapito di altri media, soprattutto della carta stampata. Giornali, riviste, magazine sono troppo impegnativi per noi che non abbiamo tempo. Meglio la TV. Meno faticosa. La si può guardare, o solo ascoltare. Tenerla accesa mentre si è in giro per casa. Una sorta di rumore di sottofondo che ci fa sentire meno soli. Come la radio? No, la radio non ci guarda. E più fredda. E poi richiede un minimo di partecipazione intellettiva. Di reazione mentale. Di impegno cerebrale. La TV è più “di casa”. Non ci mette in imbarazzo. E ci convince di più!

Gli investimenti in pubblicità in Italia e nel mondo a cura di Giancarlo Livraghi. Analisi aggiornate al 14 ottobre 2008

venerdì 11 settembre 2009

La febbre suina influenza il business

Tamiflu spinge il giro d'affari di Roche
(Les Echos Pag.22 - 08/09/2009 , Les Echos online - 08/09/2009 )
A causa della diffusione dell'influenza A, nel 2009 il giro d'affari legato alle vendite di Tamiflu (oseltamivir), antivirale di Roche, potrebbe raggiungere gli 1,3 mld di euro, circa il triplo rispetto al 2008. Attualmente l'azienda svizzera ha ricevuto ordini da 96 Paesi, per un totale di 270 milioni di trattamenti.

Il business dei vaccini
(Libero Pag.37 - 08/09/2009 )
Il giro d'affari dell'influenza A vale 10 mld di dollari per le aziende farma. La banca d'affari J.P. Morgan calcola che i vari Paesi hanno già prenotato almeno 600 milioni di dosi, da valore di 3 mld di euro ed il business è destinato ad allargarsi. J.P Morgan stima infatti la produzione di ulteriori 350 milioni di dosi, per oltre 1,8 mld di euro.
  1. Febbre suina, febbre dell’oro

  2. L'influenza A/H1N1 non deve terrorizzare

  3. Combattere l'influenza con la conoscenza

Combattere l'influenza con la conoscenza

Sono sempre più convinto che per contrastare le cattive abitudini sia efficace la consapevolezza. Molto più di ogni altra arma. E prima di tutte. A maggior ragione quando si profila all'orizzonte un rischio-malattia - o presunto tale - condito a dovere con la spada di Damocle della pandemia e con l'aggiunta di notizie contraddittorie e terrorizzanti che si susseguono a tambur battente, in bella mostra sui media. Dove le previsioni del tempo, tra i primi interessi dei cittadini, si affiancano alle previsioni catastrofiche di milioni di influenzati entro Natale. A tal proposito, e in aggiunta a quanto già espresso precedentemente, è necessario che ci si armi di buona volontà e sana curiosità per andare oltre le notizie divulgative e trarne beneficio per la salute. Tra le tante voci fuori dal coro ne cito due, tra le più interessanti. La cui lettura deve stimolare il buon senso che c'è in ognuno di noi.
Un invito a combattere la sedentarietà, quella cerebrale, stavolta.

  1. La posizione dell'Associazione Culturale Pediatri sulla nuove influenza A/H1N1
  2. I vaccini sono molto più letali dell'influenza suina

domenica 16 agosto 2009

Sciroppo di glucosio come il prezzemolo


Lo sciroppo di glucosio si estrae dal mais e rappresenta un componente onnipresente nei cibi di bassa qualità e di alto potere energetico. Se ne trova dappertutto: caramelle, merendine, pasta pronta, bibite gassate, cereali per colazione, biscotti, yogurt, ketchup, ecc. I consumi di questo dolcificante sono notevolmente aumentati negli anni, come mostra il grafico. C'è un motivo preciso? Eccone uno dei tanti, ma tra quelli che incidono maggiormente. Il basso costo! Il costo medio di una caloria di zucchero (sciroppo di glucosio in particolare) è drasticamente precipitato a partire dagli anni sessanta ad oggi. Una ricerca pubblicata nel 2004 sul ”American Journal of Clinical Nutrition” mette in evidenza che con 1 dollaro si possono comprare 1.200 calorie di patatine e biscotti, 875 calorie di bibite gassate, ma solo 250 calorie di carote. I risultati? Aumento dell’obesità. Lapalissiano, direbbe qualcuno di buon senso. Ma il buon senso non esiste quando il cervello è ingannato.

Approfondimenti
  1. George A Bray et al. Consumption of High-fructose Corn Syrup in Beverage May Play a Role in Epidemic of Obesity. Am J Clin Nutr, 2004, pp. 537-43
  2. Hyon K Choi. Soft drinks, fructose consumption, and the risk of gout in men: prospective cohort study. BMJ 2008;336:309-312 (9 February)
  3. Pier Luigi Giorgi. L'obesità pediatrica: dai geni all'ambiente

giovedì 30 luglio 2009

Malattia e PIL



"Non troveremo mai un fine nel mero perseguimento del benessere economico ... non possiamo misurare i successi di un paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta" (Bob Kennedy, 18 marzo 1968)

Sono passati più di 40 anni e continuiamo a promuovere la malattia, parliamo di cure innovative, di nuovi farmaci, di nuovi strumenti diagnostici sempre più sofisticati per scoprire malattie da curare in fase precoce con trattamenti lunghi e costosi, che spesso durano per l’intera vita. È questo il rapporto tra malattia (Business) e PIL (Prodotto Interno Lordo). Dovremmo promuovere la salute, il buon senso direbbe, ma si abbatterebbero i costi in modo trasversale e si inciderebbe negativamente sul PIL. Una lotta impari tra chi vorrebbe far crescere lo stato di salute (Davide) e chi s’impegna per la crescita del PIL (Golia).
Io credo che Davide possa colpire nel segno.
E voi?

venerdì 23 gennaio 2009

PIL non vuol dire Salute


C’era una volta una città chiamata PILtown. Aveva molta gente, strade ed automobili, ma a causa di limitazioni di budget non c’erano segnali stradali né semafori in nessuna zona di PILtown.
Non c’è da stupirsi che gli incidenti stradali fossero molto diffusi. Le auto sbattevano l’una contro l’altra quasi ad ogni incrocio. Ma gli affari andavano alla grande per le officine meccaniche e per gli ospedali locali, che dominavano l’economia di PILtown.
Man mano che la popolazione di PILtown cresceva, gli incidenti crebbero fino a raggiungere un livello allarmante. Disperato, il consiglio cittadino assunse il dottor West, esperto della Divisione Motori (M.D.), affinché trovasse una soluzione.
Il dottor West trascorse intere giornate a studiare gli incidenti stradali. Aveva portato con sé una quantità di strumenti tecnici, microscopi, materiali per l’analisi chimica, apparati di laboratorio, e li mise tutti al lavoro per la sua indagine. La popolazione di PILtown osservava con grande curiosità il Dr. West mentre svolgeva il suo lavoro, documentando ed analizzando meticolosamente ogni incidente stradale, e attendeva con grande interesse il suo responso conclusivo.
Dopo settimane d’indagini, il Dr. West invitò la popolazione di PILtown ad una conferenza cittadina per rendere note le sue conclusioni. Qui, dinanzi al consiglio cittadino e a molti degli abitanti, annunciò le sue scoperte: “Gli incidenti stradali sono provocati dalle tracce di frenata”.
Il Dr. West spiegò di aver trovato e documentato una correlazione prossima al 100% tra gli incidenti stradali e le tracce di frenata. “Dovunque vi siano automobili che si scontrano”, spiegò, “troviamo anche tracce di frenata”.
La città soffriva di un “Morbo da Tracce di Frenata”, spiegò il dottore, e per sconfiggere l’epidemia cittadina di incidenti stradali sarebbe bastato “semplicemente curare il Morbo da Tracce di Frenata rendendo le strade a prova di frenata”, esclamò il Dr. West ricevendo un grande applauso dalla popolazione.
La città pagò al Dr. West il suo onorario, poi chiese al buon dottore di proporre un metodo per curare questo Morbo da Tracce di Frenata. Per pura coincidenza, il Dr. West era tornato da poco da un viaggio alle Hawaii pagato da un’azienda chimica che fabbricava prodotti stradaceutici: cioè speciali prodotti chimici utilizzati per trattare le strade in situazioni come questa. Egli raccomandò al consiglio cittadino un particolare tipo di copertura chimica: il teflon.
“Possiamo curare il Morbo da Tracce di Frenata ricoprendo le strade di teflon”, spiegò il Dr. West. “Così le strade saranno a prova di frenata e tutti gli incidenti cesseranno!”. Egli proseguì descrivendo le proprietà fisiche del teflon e spiegando come questo materiale a prova d’attrito avrebbe impedito ai veicoli qualunque frenata.
Il consiglio cittadino fu pienamente d’accordo col Dr. West e rilasciò nuovi titoli pubblici per raccogliere il denaro necessario ad acquistare teflon sufficiente per ricoprire tutte le strade della città. In poche settimane le strade furono completamente ricoperte e le tracce di frenata scomparvero del tutto.
Il consiglio cittadino pagò al Dr. West un nuovo onorario e lo ringraziò per la sua consulenza. Il problema degli incidenti stradali ad PILtown era risolto, essi pensavano. La cura era stata costosa, ma erano convinti che ne fosse valsa la pena.
Ma le cose non andavano bene ad PILtown. Gli incidenti stradali erano quadruplicati. I letti d’ospedale straripavano di cittadini feriti. Il business delle autoriparazioni era esploso ad un livello tale che gran parte dei membri del consiglio cittadino avevano deciso di aprire un’officina meccanica per conto proprio o di investire in quelle già esistenti.
Settimana dopo settimana, un numero sempre maggiore di cittadini di PILtown rimaneva ferito e le loro macchine subivano danni continui. Il denaro si ammassava nei portafogli dei meccanici, degli ospedali, delle ditte di soccorso stradale e dei commercianti di autoricambi.
Il consigliere economico della città, osservando questo poderoso incremento dell’attività economica, annunciò che PILtown stava vivendo un momento di boom. La sua economia era più prospera che mai e la città poteva attendersi un anno di grande benessere economico!
Le officine meccaniche offrivano posti di lavoro. Agli ospedali servivano sempre più infermiere. Cartelli con la scritta “cercasi personale” comparivano in tutta la città presso i centri paramedici, le aziende di soccorso stradale e i fabbricanti di parabrezza. La disoccupazione era scesa a livelli prossimi allo zero.
Ma gli incidenti stradali continuavano a crescere. Eppure non c’erano più tracce di frenata.
Il consiglio cittadino era deluso. Era convinto di aver risolto questo problema. Il Morbo da Tracce di Frenata era stato sradicato dalla cura di teflon. Perché mai gli incidenti stradali continuavano a verificarsi?
Così convocarono un incontro cittadino per discutere il problema e dopo una breve discussione un vecchio eremita che viveva in una foresta appena fuori dalla città di PILtown si rivolse agli abitanti. “Non esiste nessun Morbo da Tracce di Frenata”, spiegò. “Questa malattia è stata inventata dalle compagnie stradaceutiche per potervi vendere le coperture in teflon”.
A questa dichiarazione i cittadini rimasero inorriditi. Loro sapevano che il Morbo da Tracce di Frenata esisteva. Gliel’aveva detto il dottore. Come si permetteva questo eremita, che non aveva nessuna laurea in Motorizzazione, di affermare il contrario? Come osava mettere in dubbio in questo modo la saggezza collettiva dell’intera città?
“Il problema è semplice”, continuò l’eremita. “Tutto ciò che dobbiamo fare è costruire segnali di stop e semafori. Dopodiché gli incidenti cesseranno”.
Interrompendolo, un membro del consiglio cittadino osservò: “Ma come possiamo permetterci dei segnali stradali? Abbiamo speso tutto il nostro denaro nelle cure di teflon!”.
I cittadini annuirono. Non avevano soldi per comprare segnali di stop.
Un altro membro del consiglio aggiunse: “E in ogni caso, come potremmo fermarci? Le strade sono ricoperte di teflon. Se costruiamo dei segnali di stop avremo sprecato tutto il denaro che abbiamo speso per il teflon!”.
Di nuovo, i cittadini furono d’accordo. A che servivano dei segnali di stop se le loro automobili non potevano comunque fermarsi?
L’eremita rispose: “Ma i segnali di stop elimineranno la necessità del teflon. La gente sarà in grado di fermare la propria automobile e gli incidenti cesseranno. La soluzione è semplice”.
Ma cosa sarebbe successo se i segnali di stop avessero funzionato davvero, si chiese la popolazione della città? Quale effetto si sarebbe avuto sul boom economico di PILtown? Comprendendo le conseguenze, un corpulento e anziano signore che gestiva un’officina di riparazioni locale saltò in piedi e disse: “Se costruiamo questi segnali di stop e gli incidenti cessano, sarò costretto a licenziare la maggior parte dei miei operai!”.
Fu in quel momento che gran parte della cittadinanza comprese che erano in gioco i suoi posti di lavoro. Se i segnali di stop fossero stati realizzati, quasi ogni persona sarebbe rimasta disoccupata. Tutti lavoravano presso i servizi d’emergenza, le officine di riparazioni, gli ospedali e le aziende per la manutenzione delle coperture in teflon. Alcuni erano diventati rappresentanti delle compagnie stradaceutiche. Altri erano importatori di parabrezza, pneumatici, acciaio e altri ricambi per automobili. I più intelligenti guadagnavano una fortuna vendendo sedie a rotelle e stampelle per le vittime degli incidenti.
Un intraprendente giovanotto diede vita a un giornale scientifico che pubblicava articoli in cui venivano descritti tutti i diversi tipi di Morbo da Tracce di Frenata che erano stati osservati e documentati. Un altro tizio, un fanatico del salutismo, organizzò una corsa annuale per raccogliere fondi per la cura del Morbo da Tracce di Frenata. Fu un evento di grande successo e i cittadini vi parteciparono al meglio che potevano: correndo, camminando o semplicemente spingendosi lungo il percorso sulla loro sedia a rotelle.
In un modo o nell’altro, quasi tutti ad PILtown dipendevano economicamente dal Morbo da Tracce di Frenata.
Spaventati dalla prospettiva di perdere il proprio benessere economico, i cittadini stabilirono di creare un nuovo ente per la pubblica sicurezza: la Frequent Drivers Association (FDA), cioè Associazione Guidatori Abituali. La FDAavrebbe avuto il compito di approvare o respingere tutta la segnaletica, la tecnologia e le coperture chimiche relative alle strade cittadine.
I dirigenti della FDA vennero scelti fra le persone economicamente più in vista della comunità: proprietari di officine meccaniche, proprietari delle compagnie di ambulanze e naturalmente il Dr. West.
Poco dopo la sua fondazione, la FDA annunciò che il Morbo da Tracce di Frenata era, invero, assai reale, come accuratamente documentato da un insigne luminare e recentemente pubblicato sul giornale cittadino che si occupava del Morbo da Tracce di Frenata. Poiché non vi erano studi attendibili che dimostrassero l’efficacia dei segnali di stop nella riduzione degli incidenti stradali, la FDA annunciò che i segnali di stop sarebbero stati messi fuori legge e che chiunque avesse tentato di vendere tali segnali sarebbe stato accusato di frode e rinchiuso nella prigione cittadina.
Questo fece molto piacere ai cittadini di PILtown. Grazie alla FDA, essi ora sapevano che i loro posti di lavoro erano al sicuro. Potevano continuare a vivere le proprie vite nella prosperità economica, con un lavoro sicuro, nella consapevolezza che la FDA avrebbe messo fuori legge ogni tentativo di strappargli il loro tenore di vita. Avevano ancora un sacco di incidenti stradali, ma almeno i loro posti di lavoro erano al sicuro.
E così la vita continuò ad PILtown. Per qualche tempo, almeno. Man mano che gli incidenti stradali continuavano ad un ritmo devastante, sempre più residenti di PILtown rimasero feriti o uccisi. Molti restarono inchiodati al letto, impossibilitati a lavorare a causa delle loro menomazioni.
A un certo punto, la popolazione iniziò a decrescere. La città di PILtown, un tempo economicamente prospera, divenne alla fine poco più che una città fantasma. Gli ospedali chiusero i battenti, la FDA fu smantellata e il giornale sul Morbo da Tracce di Frenata cessò le pubblicazioni.
I pochi residenti rimasti capirono alla fine che nulla di buono era venuto dal Morbo da Tracce di Frenata, dalle coperture in teflon e dalla FDA. Nessuno stava meglio perché tutto il denaro della città era stato speso per far fronte alla malattia: in coperture in teflon, ricambi per auto e servizi d’emergenza. Nessuno era più in salute, né più felice, né viveva più a lungo. Anzi, molti avevano perduto tutta la propria famiglia a causa del Morbo da Tracce di Frenata.

Avrebbero potuto preservare la salute con semplici accorgimenti invece di investire in terapie sbagliate per una falsa malattia che aveva alimentato il sogno di ricchezza economica per tutti.

Una variazione rispetto all'articolo originale di Mike Adams per riflettere sull'importanza della Salute a prescindere da qualunque abbaglio economico. Grazie a Gianluca Freda per l'ottima traduzione.