In Italia si accumulano, per famiglia, 560 euro di avanzi o alimenti scaduti da buttare via, sufficienti a sfamare 6 milioni di persone.
In percentuale, il 10% della spesa finisce nella spazzatura mentre il 4,4% delle famiglie residenti in Italia vive al di sotto della soglia di povertà alimentare.
Questo il paradosso in una società sempre più distratta e arrogante. Obesa e malnutrita. Sazia e ammalata.
Possiamo identificare due tipi differenti di sprechi: quello del supermercato e quello domestico. Nel primo caso le catene alimentari ed i supermarket destinano alla spazzatura gli alimenti di prossima scadenza - ma ancora salubri e commestibili - e quei prodotti (frutta e verdura in particolare) ammaccati o molto maturi. Nel secondo caso il pattume si gonfia del cibo che non si è riusciti a consumare durante i pasti oppure di quello dimenticato in frigo o in dispensa e, quindi, scaduto nell'oblio generalizzato di famiglie che non hanno più fame.
La spinta commerciale induce i più incoscienti ad acquistare senza limiti. Come se da un momento all'altro ci si dovesse trovare in una improvvisa carestia.
Nulla si fa per limitare lo spreco. Andrebbe contro il maledetto PIL. Ma il PIL non è sinonimo di benessere.
Vedi anche:
In percentuale, il 10% della spesa finisce nella spazzatura mentre il 4,4% delle famiglie residenti in Italia vive al di sotto della soglia di povertà alimentare.
Questo il paradosso in una società sempre più distratta e arrogante. Obesa e malnutrita. Sazia e ammalata.
Possiamo identificare due tipi differenti di sprechi: quello del supermercato e quello domestico. Nel primo caso le catene alimentari ed i supermarket destinano alla spazzatura gli alimenti di prossima scadenza - ma ancora salubri e commestibili - e quei prodotti (frutta e verdura in particolare) ammaccati o molto maturi. Nel secondo caso il pattume si gonfia del cibo che non si è riusciti a consumare durante i pasti oppure di quello dimenticato in frigo o in dispensa e, quindi, scaduto nell'oblio generalizzato di famiglie che non hanno più fame.
La spinta commerciale induce i più incoscienti ad acquistare senza limiti. Come se da un momento all'altro ci si dovesse trovare in una improvvisa carestia.
Nulla si fa per limitare lo spreco. Andrebbe contro il maledetto PIL. Ma il PIL non è sinonimo di benessere.
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