martedì 19 febbraio 2008

La salute è un diritto di tutti?


Qualche dubbio è lecito!
I ricchi e i meno abbienti sembrano caratterizzarsi diversamente anche sul diritto alla salute. O peggio, sulla capacità di preservarla con scelte salutari. L’alimentazione, per esempio.
I meno abbienti hanno sempre minori possibilità di fare acquisti consapevoli. Nel libro “Closing the Food Gap: Resetting the Table in the Land of Plenty” si evidenziano proprio queste differenze. Ma al contrario di quel che accadeva alcuni decenni fa, i ricchi possono permettersi frutta, verdura, ortaggi, legumi e cibi sani; i poveri, invece, si rimpinzano di alimenti industriali raffinati, contenenti conservanti, additivi, grassi di pessima qualità, zuccheri e sale a volontà.
In sintesi, ai ricchi il vantaggio della densità nutrizionale e ai poveri lo svantaggio della densità calorica.
Tradotto in sostanza: ai primi l’aspettativa di salute e ai secondi l’aspettativa di malattia.
Negli USA è, addirittura, una questione di residenza. Nei quartieri periferici o degradati sono rari o inesistenti i punti vendita di qualità: solo discount e supermercati dove abbonda il cibo spazzatura. Risultati: obesità, diabete, malattie cardiovascolari, neoplasie, e altro ancora. Nei quartieri ricchi ci si può permettere la filiera corta, i prodotti biologici, il cibo non raffinato, gli stili di vita salutari.
Alla faccia del diritto alla salute per tutti!

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