giovedì 17 febbraio 2011

Cochrane: niente statine alle persone sane

Niente statine per le persone sane, cioè senza una storia di malattie cardiovascolari, e cautela nella prescrizione per le persone a basso rischio. Questo conclude una nuova revisione sistematica Cochrane sulla base delle prove scientifiche disponibili.

Le malattie cardiovascolari sono la terza causa di morte nella popolazione mondiale e le statine sono farmaci efficaci molto utilizzati per abbassare i livelli di colesterolo nei pazienti con problemi cardiaci. Tuttavia esistono scarse prove riguardo la capacità di questi farmaci di prevenire malattie cardiovascolari in assenza di una storia di malattia precedente. Per alcuni pazienti le statine potrebbero essere addirittura dannose dato che il colesterolo basso aumenta infatti il rischio di morte per altre cause.
I ricercatori hanno esaminato i dati di 14 studi per un totale di 34mila pazienti. Gli esiti dei pazienti a cui sono state somministrate le statine sono stati confrontati con quelli dei pazienti a cui erano somministrati placebo o trattamenti standard. I dati combinati di otto studi su circa 28mila pazienti hanno mostrato che le statine riducono il rischio di morire (per tutte le cause), evitando ogni anno 8-9 morti su1000 persone trattate con statine, riducono eventi fatali e non fatali, inclusi l’infarto cardiaco, l’ictus e interventi di rivascolarizzazione, e diminuiscono i livelli di colesterolo nel sangue. I ricercatori tuttavia sottolineano i limiti degli studi valutati, caratterizzati da un reporting non chiaro, selettivo e potenzialmente distorto, che limita le conclusioni stesse della revisione. Il suggerimento dei ricercatori è in definitiva di valutare di volta in volta il profilo di rischio individuale del paziente prima di prescrivere una statina.
“Prendere una decisione relativa a pazienti che non hanno avuto una precedente malattia cardiovascolare non è semplice come estrapolare gli effetti i pazienti già colpiti da una malattia di questo tipo”afferma il capo ricercatore Fiona Taylor, del Gruppo Cochrane Heart e della scuola di Igiene e Medicina Tropicale di Londra. “Questa revisione mette in evidenza grandi lacune nella nostra conoscenza riguardo gli effetti delle statine nelle persone che non hanno una storia pregressa di malattie cardiovascolari. La decisione di prescrivere questi farmaci in questo gruppo di pazienti non deve essere valutata in modo sbrigativo”. Un fattore importante da considerare nel valutare questi studi è che, tranne uno, sono tutti finanziati dall’industria farmaceutica, come sottolineano i ricercatori. “Sappiamo che gli studi sponsorizzati dall’industria hanno maggiori probabilità di riportare dati favorevoli per i farmaci in studio rispetto al placebo, per cui questi dati vanno interpretati con cautela” afferma Taylor. “I dati relativi ai pazienti sottoposti a trattamento con le statine sono molto favorevoli per cui ci potrebbero essere le motivazioni, ad esempio, per bloccare gli studi in anticipo se i risultati supportano il loro utilizzo.”
Una seconda revisione sistematica Cochrane, condotta da alcuni degli autori della precedente revisione, ha considerato gli effetti di approcci combinati nel ridurre il rischio di malattie cardiache. In questo caso gli interventi valutati sono stati procedimenti informativi e indicazioni volte a incoraggiare i pazienti a modificare la dieta e smettere di fumare. Gli autori hanno concluso che gli interventi combinati hanno un impatto molto lieve, o assente, sulla mortalità e sull’incidenza delle malattie cardiovascolari. Nell’editoriale che accompagna la revisione, Carl Heneghan, dell’Università di Oxford, conclude che “anche se esistono varie strategie di prevenzione, non è ancora chiaro quale sia l’intervento più efficace ed economicamente conveniente per la prevenzione primaria negli adulti a basso rischio.”


Taylor F, Ward K, Moore THM, Burke M, Davey Smith G, Casas J-P, Ebrahim S. Statins for the primary prevention of cardiovascular disease. Cochrane Database of Systematic Reviews 2011, Issue 1. Art. No.: CD004816. DOI: 10.1002/14651858.CD004816.pub4

Fonte: partecipasalute

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