lunedì 12 ottobre 2009

Marketing e cibo

Come agisce il marketing per convincerci agli acquisti? Ci fa delle promesse! Noi tutti compriamo promesse, non prodotti. In qualsiasi momento compriamo promesse. Sia che si tratti di cibo, che si tratti di elettronica, che si tratti di auto o moto, che si tratti di vestiti o di scarpe, ecc... Ma come fanno a vendere delle promesse in tema di alimentazione? E soprattutto che promesse ci vendono per indurci all’acquisto? Vediamo insieme. Sono almeno due tipi di promesse che ci vengono fatte. Il marketing ci promette qualcosa in più o qualcosa in meno. In meno? Ma chi comprerebbe mai un prodotto con qualcosa in meno, direte voi. Eppure succede. Ci innamoriamo di prodotti orfani di qualcosa. Ma vediamo, intanto, cosa potrebbero prometterci in più. Spesso siamo attratti da prodotti che sfoggiano l’aggiunta di fibra, per esempio. La fibra è un elemento che nei cibi industriali, nei cibi raffinati non è presene. Ecco, quindi, l’idea del marketing di vendere un vantaggio. Un valore aggiunto, si dice in gergo. Un promessa. La fibra. Fibra che peraltro è stata tolta dall’alimento originale durante il processo di raffinazione. Quindi, cerchiamo di ragionare. Raffinano l’alimento e tolgono la fibra. Poi, in ultimo, la rimettono nell’alimento facendocela vivere come un valore aggiunto. Una bella promessa di salute. Se riflettiamo, la fibra ci spetta di diritto. Fa parte dell’alimento. Non è un valore aggiunto. E quindi non è neppure una promessa. Eppure la presenza di fibra ci fa acquistare il prodotto. Probabilmente non acquisteremmo con lo stesso impeto quel prodotto fornito naturalmente di fibra, fibra che in quel caso non viene esaltata come valore aggiunto, come promessa di salute. Ma a cosa serve la fibra? La fibra aiuta l’intestino a svolgere meglio le sue funzioni. Lo fa muovere con maggiore velocità e vigore. Così si pulisce meglio e si evita la stitichezza, o stipsi. Malattia della società moderna. Della società sedentaria. La fibra riduce l’assorbimento intestinale di zuccheri e grassi. Quindi rappresenta una valida protezione contro il diabete e l’aumento dei grassi nel sangue. Il cattivo colesterolo che potrebbe attaccarsi alle parete delle arterie e provocare l’infarto. Tornando alle promesse di elementi aggiunti, potremmo essere attratti da cibi che sbandierano la promessa di antiossidanti al loro interno. Gli antiossidanti. Fattori che combattono i radicali liberi. Radicali liberi che sono la causa di molti mali e dell’invecchiamento precoce. Sapete come si formano i radicali liberi? Si formano durante le reazioni chimiche che si innescano nel nostro organismo. Noi viviamo proprio grazie alle reazioni chimiche che si producono nelle nostre cellule e al di fuori di esse. Ma queste reazioni chimiche hanno bisogno dell’ossigeno per produrre sostanze utili alla vita. L’ossigeno però è un ossidante. Provoca la formazione di scorie tossiche per le cellule. Queste scorie sono i radicali liberi. Più reazioni chimiche abbiamo, più scorie produciamo. Quindi se mangiamo troppo produciamo più scorie. Se facciamo attività fisica intensa, produciamo più radicali liberi. E quindi abbiamo la necessità di combatterli per evitare i danni cellulari. Ecco perchè il marketing ci viene incontro offrendoci l’opportunità di cibi con aggiunta di antiossidanti. Ma ci sono cibi che naturalmente contengono più antiossidanti di altri? Certamente! I cibi freschi. Frutta e verdura di stagione, per esempio. Tornando alle promesse, all’aggiunta di qualcosa. Potremmo essere attratti ancora dalla promessa di vitamine, di minerali utili al nostro organismo. Pensate al calcio, per la salute di ossa e denti, al ferro contro l’anemia. Ma possiamo comprare un alimento arricchito di omega 3. Cosa? Omega, cosa? Omega 3! Li troviamo in molti cibi, anche nel latte. Ma in natura si trovano soprattutto nel pesce, in alcuni pesci. Nel salmone, nel tonno, nelle aringhe, nelle sardine. Sono grassi. Grassi buoni. Acidi grassi, per l’esattezza. Grassi buoni che combattono i grassi cattivi. Grassi contro grassi. Guerra intestina per la salute dell’organismo. Quindi dicevamo, gli omega 3. A cosa servono? Servono, ad esempio, alla corretta crescita del cervello e della retina, della parte visiva dell’occhio. Quella che ci permette di vedere le immagini e di trasmetterle al nostro cervello che ci dirà di cosa si tratta. Ma gli omega 3 ci proteggono anche contro l’infarto cardiaco e l’ictus cerebrale. Sembrano essere utili nel prevenire le demenze senili, l’Alzheimer per esempio. Ma allora potrebbe essere più naturale mangiare pesce due o tre volte a settimana e bere il latte naturale senza omega 3. Mah, sarà. A fianco delle promesse di aggiunte ci sono le promesse di eliminazione. Cioè noi siamo attratti da cibi indeboliti. Cibi che hanno perso qualcosa dell’originale. Cibi orfani. Ad esempio ci potrebbe attirare la promessa di un cibo con meno grassi, con meno zuccheri, con meno sale con una ridotta quantità di caffeina e di alcol. A questo punto una riflessione. Noi consumatori compriamo promesse, è vero! Compriamo cibi con qualcosa in più ma anche con qualcosa in meno. E paghiamo il valore aggiunto che ci viene trasferito. Ma c’è di più! Compriamo cibi a cui è stato aggiunto o tolto qualcosa che con il cibo non ha nulla a che fare. Questo è veramente il colmo. Eppure succede. Potremmo innamorarci di un cibo che ci offre, in aggiunta, un gadget. E lo potremmo preferire a un altro dello stesso tipo ma senza il valore aggiunto del gadget. Vi viene in mente qualche esempio a proposito? Pensateci. Ci sono casi estremi in cui compriamo il gadget anziché il cibo a cui è allegato. Il prodotto vero diventa il gadget. Il cibo è un dettaglio che talvolta non rappresenta l’obiettivo primario dell’acquisto. Vi è venuto in mente qualche esempio? Forza, non è difficile. Chi se la sente di dare un contributo? Gli ovetti, sono un bell’esempio. E poi potremmo acquistare cibi che promettono meno di qualcosa che non sia un elemento legato all’alimentazione? Cosa pensate, possiamo arrivare a tanto? Certamente, possiamo! Ad esempio siamo attratti dai cibi che richiedono meno tempo per la loro preparazione. Il tempo è un bene sempre più raro nella società attuale. Sono nate addirittura le Banche del Tempo. E allora il tempo diventa una risorsa prioritaria. Un valore aggiunto che paghiamo volentieri, anche a scapito della qualità della nostra alimentazione.

Domenico Tiso, MD

1 commento:

  1. dovremmo iniziare ad alimentarci come facevano i nonni dei nostri.....è vero che in realtà qcauistiamo un idea piuttosto che un aliemnto.....complimenti Domenico.
    Alessandro Zappalà

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