Classificare i prodotti in base alla loro impronta ecologica, vale a dire partendo dai costi ambientali che producono, è l’obiettivo della Commissione Europea a conclusione della prima fase del progetto Integrated Product Policy (IPP). Per gli alimenti, insieme alla classica etichetta che informerà sulle proprietà energetiche e nutrizionali, ve ne sarà un’altra che renderà noto l'impatto ambientale. La decisione è stata presa in Andalusia (Spagna) per iniziativa dell'EPEA (Associazione dei Prodotti Biologici provenienti dall’Andalusia). Un'iniziativa simile è stata adottata in Gran Bretagna dalla catena di supermercati Tesco e in Francia da Casino. La Svezia lancia sul mercato la certificazione a marchio Climate Friendly per tutti i cibi che rispettano l’ambiente, dal produttore fino alla tavola dei consumatori. L'Italia, tra i maggiori produttori di prodotti biologici al mondo, si muove con la solita lentezza anche se qualcuno ha iniziato a piantare alberi per sostenere gli sprechi e migliorare l'impronta ecologica. Ma i consumatori è meglio tenerli fuori. Evitiamo di informare ed educare. La consapevolezza potrebbe nuocere ai pochi neuroni che ancora possiedono un minimo incipit metabolico. Meglio parlare di calcio. A proposito, quanti di noi sanno che ogni italiano ha bisogno di un’area pari ad oltre sei campi di calcio per produrre le risorse che consuma e assorbire i rifiuti che genera? Una gran brutta impronta.
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