martedì 6 gennaio 2009

Dal medico 80% delle pazienti male informate sul Web


Riporto il comunicato di Adnkronos Salute.
E' cambiato il modo in cui le donne si informano sulla loro salute. Ma il risultato spesso non è positivo. "Fino all'80% delle pazienti arriva oggi nello studio del medico con informazioni ricavate da internet, in vari forum o blog, che si stanno sostituendo alle chiacchierate in sala da the. E la maggior parte delle volte si tratta di dati sbagliati, che portano a costruire convinzioni nocive". A sottolinearlo è stato Claudio Giorlandino, ginecologo e presidente della Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno-fetale (Sidip), intervenendo oggi a Roma alla cerimonia di consegna dei Premi Aila 'Progetto Donna' 2008.
"Se una volta si parlava di 'medicina da salotto' - sottolinea Giorlandino - oggi è il turno della medicina a colpi di mouse, con le donne che si scambiano pareri o indirizzi di specialisti sul web. La comunicazione tradizionale, quella che bisognerebbe privilegiare nel campo della medicina, è stata sovvertita da quella mediatica e soprattutto informatica. Quando, per colpa della solitudine o anche del poco tempo a disposizione, donne che nemmeno si conoscono si danno consigli di salute in Rete, è logico che le informazioni vengano distorte e che poi stia al medico, quando la paziente si presenta nello studio, ristabilire la verità.
Le pazienti - racconta - mi chiedono un esame perché l'ha già eseguito una loro amica 'virtuale' o una terapia particolare per lo stesso motivo. Ma nel caso specifico, quasi sempre non avrebbe senso fare lo stesso. Se poi aggiungiamo anche le numerose fiction mediche e i casi di malasanità di cui si legge ogni giorno sui giornali, si capisce come l'informazione sulla salute sia in cambiata in questi ultimi anni".

E le mie riflessioni.
Ma noi medici facciamo tutto ciò che ci compete in fatto di comunicazione virtuosa? Siamo presenti nelle situazioni importanti? Diamo sempre risposte adeguate ai quesiti che ci pongono i nostri interlocutori (pazienti e non)? Sappiamo coinvolgere adeguatamente chi ci chiama in causa? Sappiamo creare il giusto clima di fiducia? Dedichiamo tempo a chi cerca risposte? Riusciamo a creare un rapporto emotivo oltre la cruda preparazione tecnica? Oggi, più di ieri, a noi medici si richiede disponibilità per prenderci cura della persona e non della malattia.

E quando ciò non succede ... il "paziente" perde la pazienza e ricorre ad altro.

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